“… Ecco, è così che è andata. È così che Milano è diventata una città avvolta da nebbie un po’ più fitte di quelle che ha sempre conosciuto: nebbie egoiste, umide e qualunquiste. Una città che Lucas ritrae ormai svuotata, prosciugata da ogni forma d’anima, colta nella sua essenza, nelle sue geometrie così ordinate, nella sua solitudine, nell’intrico di segni, segni puri. I graffiti, la moda, gli stilisti, gli extracomunitari, i giovani, gli anziani, le merci, i tram, le strade, i palazzoni, tutti lì nello stesso calderone, a rappresentare sé stessi e nulla più, a dire soltanto «io sono qui». Rovine di ciò che viene dopo la modernità, a Milano come in qualunque città del mondo, ormai è uguale.
Se oggi ci chiedessero se poi a Milano ci si vive bene, potremmo scegliere di essere cattivi e usare le parole di Montale: «Sì, ignorandola». Ma poi ci pensi, riguardi queste foto, e scopri che è ancora più difficile, di questi tempi, restare in casa, chiusi a sopravvivere.” (Bruno Arpaia)